Beyond

Un film sul climber
professionista Stefano Ghisolfi

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Agli albori dell’arrampicata erano pochi gli entusiasti ad avere messo gli occhi su vette alte e impervie. Non c’erano imbracature né scarpe con suole in gomma antiscivolo. Nessun sistema di classificazione, per non parlare delle pareti da arrampicata indoor con prese in plastica multicolori.

Ma ciò che non mancava di certo erano la passione e la determinazione, per cui non c’è voluto molto prima che gli scalatori iniziassero a guardare alle pareti delle valli vicine per affinare le proprie abilità e potenziarsi. È così che ha preso piede l’arrampicata su roccia.

Poi fecero la loro comparsa imbraghi, scarpe da arrampicata, corde dinamiche, rinvii e, infine, le palestre indoor - perfette per consentire ai climber di città di tenere le dita allenate e la mente concentrata sulla risoluzione dei problemi (connessi all’arrampicata).

“L’arrampicata è nata in montagna, poi si è spostata sulle falesie, quindi nelle palestre per allenarsi a tornare sulle montagne e sulle falesie. Per me è stato esattamente l’opposto: ho iniziato in una palestra”, dice Stefano Ghisolfi, un climber che non ha bisogno di presentazioni.

STEFANO GHISOLFI

Nel 2021 ha vinto la Coppa del Mondo di Lead - un circuito agonistico di arrampicata indoor - e ha scalato Bibliographie, all’epoca una delle due vie di arrampicata su roccia al mondo classificate 9c. Attualmente è considerato uno dei migliori climber sportivi del mondo ed è entrato di diritto in una élite di appena 6 climber che hanno scalato vie di difficoltà 9b+ o superiore. Fa parte della nuova generazione di climber che hanno trovato il proprio footing nelle palestre di arrampicata prima di passare alla vera roccia.

“L’arrampicata è un’esperienza del tutto coinvolgente. La prima volta che l’ho provata mi sono sentito come in una bolla. Mi è piaciuta sin dal primo istante”.

E solo pochi anni dopo averla provata, ha debuttato nel circuito della Coppa del Mondo di Lead, piazzandosi al... 58° posto.

“C’è voluto molto tempo per salire su quel podio. Sono arrivato 58° nel 2009 e poi ho vinto nel 2021. Era l’obiettivo della mia carriera, e sono felice di averlo raggiunto, finalmente”.

Ma nonostante il suo successo e la sua fama nelle competizioni, Stefano ama descriversi come uno “scalatore su roccia che fa anche delle gare”. Oltre alla Coppa del Mondo, ha trovato il tempo - 24 giorni a essere precisi - per provare la scalata di Bibliographie, completata - e classificata 9c - per la prima volta da Alex Megos nel 2020.

“Non avevo aspettative (per quanto riguarda Bibliographie), ero solo curioso di provarci e vedere come andava. Ma avevo buone sensazioni, e in realtà decisi che era probabilmente un po' più semplice di 9c. A mia opinione era una 9b+”.

“Non avevo aspettative (per quanto riguarda Bibliographie), ero solo curioso di provarci e vedere come andava. Ma avevo buone sensazioni, e in realtà decisi che era probabilmente un po' più semplice di 9c. A mia opinione era una 9b+”.

Già, Stefano ha declassato Bibliographie da 9c a 9b+, e in un colpo solo ha rimosso il suo nome dalla hall of fame delle scalate 9c. Ora ha messo nel mirino Silence, in Norvegia, l’unica via 9c (rimasta) al mondo, scalata soltanto da Adam Ondra. Ma cos’è che lo spinge a scalare vie così difficili?

“Adoro quando ciò che a prima vista sembra impossibile lentamente diventa possibile. La via è sempre la stessa, sono io che divento più forte o più allenato, concentrato e all’altezza dei miei obiettivi. Sto lavorando per migliorarmi e mi piace spingermi sempre un po' di più oltre i miei limiti, per vedere cos’è possibile fare in futuro”.

Passato, presente e futuro dell’arrampicata sono il soggetto del film di Stefano, “Beyond”. Il film ripercorre le origini dell’arrampicata in montagna fino ad arrivare all’attuale ibrido di allenamento/competizione/proiezione sia indoor che outdoor. E getta uno sguardo sul possibile futuro dell’arrampicata.

“In futuro vedo l’arrampicata più come uno sport di squadra con un obiettivo comune. Sono sulla parete da solo e posso pensare a delle cose da provare, ma se vuoi davvero scalare vie più difficili, credo sia meglio se più persone possano lavorare su un progetto insieme, in modo da poter scalare vie più difficili in minor tempo. A mia opinione, questa deve essere la direzione da prendere per alzare l’asticella dell’arrampicata”. Da soli abbiamo dei limiti, ma se uniamo le forze possiamo affrontare vie e sfide più difficili”.

“Da soli abbiamo dei limiti, ma se uniamo le forze possiamo affrontare vie e sfide più difficili”.”

Qualunque sia il futuro dell’arrampicata, una cosa è certa: Stefano ne sarà un assoluto protagonista.

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